COMPETENZE TECNICHE DEL CAPO MAGAZZINO

Non basta dotarsi di strumenti avanzati per ottenere prestazioni eccellenti; molte volte l’impiego improprio o, quanto meno, non ottimizzato di tali strumenti può produrre risultati molto inferiori rispetto a quelli che si erano prefigurati e che avevano giustificato l’investimento. Particolare enfasi deve essere posta sull’”abilità di guida”; è quindi determinante, per quanto concerne il buon funzionamento del magazzino, che ci sia un buon Capo Magazzino. Attualmente la maggior parte dei magazzini ben organizzati dispone del supporto di uno specifico software di gestione operativa (WMS) e le attività sono guidate da terminali portatili in radiofrequenza; possiamo quindi riscontrare che la mappatura è ben sotto controllo, le missioni sono ottimizzate, la difettosità tende a diminuire e la produttività ad aumentare.
 

Per risolvere tutti i problemi di un magazzino parrebbe quindi essere sufficiente l’installazione di un avanzato sistema di gestione operativa; si nota però che in alcune realtà, in particolare quelle supportate da risorse umane di ottimo livello, le prestazioni sono migliori rispetto ad altre. 

E’ soprattutto la qualità del capo che condiziona le prestazioni. Per prima cosa il buon capo da’ l’esempio e sa motivare i suoi collaboratori; concetto che tutti condividono ma che fa parte di quelle cose che sono molto più facili da dire piuttosto che da fare. Non vorrei però soffermarmi su questo tema, peraltro molto importante, e vorrei invece mettere in evidenza alcuni punti deboli, forse i più frequenti, relativi alla gestione dei processi di magazzino.

In primis possiamo citare la scarsa sensibilità alla misurazione, alla interpretazione dei dati e dei fenomeni, all’utilizzo di semplici strumenti dell’informatica; tutto ciò impedisce di attivare il processo di miglioramento continuo che permette a un magazzino di passare dallo stato di “buono” (ormai piuttosto diffuso) a quello di “eccellente” (decisamente più infrequente). Dai dati del WMS, da quelli scaricabili dai terminalini o dal sistema gestionale si possono individuare alcuni punti critici del funzionamento del magazzino e quindi porvi rimedio.

Qualche esempio può rendere più chiaro ciò che voglio dire:

  • dall’analisi ABC dei movimenti di prelievo, abbinata a quella delle locazioni si può facilmente riscontrare se i settori di magazzino sono bilanciati per evitare congestioni e colli di bottiglia ed anche se è possibile, modificando le allocazioni, dei prodotti diminuire le percorrenze
  • monitorando produttività e numerosità delle azioni per missione si possono scoprire le leggi che mettono in relazione i due parametri e quindi regolarsi di conseguenza, per esempio accorpando determinati ordini
  • controllando il numero e la durata delle operazioni di rimpiazzo (dalle scorte al punto picking) si riesce a quantificare l’incidenza di questa operazione che normalmente è molto pesante sia per i tempi uomo/macchina che richiede sia per la necessità di puntualità. Si può quindi incidere sulle quantità al punto picking o alle scorte se il fenomeno del rimpiazzo risulta troppo penalizzante.

Gli esempi potrebbero proseguire riscontrando numerosi casi in cui i capi magazzino pur potendo disporre facilmente di dati molto preziosi non ne fanno adeguato utilizzo, pregiudicando in tal modo l’efficienza delle prestazioni. Con l’evoluzione dei Sistemi Qualità, dalle norme del 1994 alle Vision 2000, le aziende certificate sono costrette ad avere una maggiore attenzione al rilievo e gestione dei parametri che permettono di valutare l’efficienza dei processi; come però ben sappiamo non bastano delle norme per cambiare comportamenti scorretti, è necessario agire in modo deciso sulla qualificazione dei capi
magazzino (vedi il nostro corso: Il Responsabile del Magazzino), e dei loro collaboratori, per ottenere un risolutivo salto culturale e un approccio convinto ed efficiente al miglioramento continuo.

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