CONTRACT LOGISTICS: TRA FALSI MITI E CREAZIONE DI VALORE
Quest’ultima edizione è stata intitolata “Outsourcing della Logistica": tra falsi miti e creazione di valore”, perché tra gli obiettivi della Ricerca c’è stato quello di sfatare proprio alcuni falsi miti secondo i quali la logistica viene terziarizzata in quanto attività non strategica, al solo scopo di variabilizzare e ridurre i costi.
Non è vero, dunque – afferma Gino Marchet, Responsabile scientifico dell’Osservatorio – che la Logistica crei valore solamente quando si lavora “al limite” rispetto al quadro normativo (pensando alle cooperative di magazzino e trasporto che nascono e muoiono continuamente, piuttosto che al sempre maggior ricorso a vettori stranieri sottoposti a regole diverse rispetto alle imprese italiane). Creare valore significa essere capaci di modificare la struttura di costo per il processo logistico del committente, aumentando il servizio a parità di costo, riducendo il costo logistico a parità di servizio offerto, oppure offrendo un mix di entrambe le strategie.
Sono stati individuati tre approcci strategici per la creazione di valore:
- Volume-oriented approach, con il quale il fornitore di servizi logistici basa la creazione di valore principalmente sul perseguimento delle economie di scala e sulla capacità di governo dei flussi (per esempio gestendo sinergicamente il trasporto per diversi clienti, ottimizzando le rotte e minimizzando i ritorni a vuoto)
- Process-oriented approach, con il quale il fornitore punta sulla capacità di innovazione, pur mantenendo prioritaria la capacità di governo dei flussi (per esempio facendo benchmarking continuo delle performance e garantendo il trasferimento delle best practice)
- Innovation-oriented approach, con il quale il fornitore basa la propria strategia sulla capacità di innovazione e sulle economie di apprendimento, facendo ricorso a partnership con i fornitori di tecnologia o direttamente con i committenti (per esempio sviluppando capacità di problem solving attraverso processi di analisi degli errori e favorendo ambienti proattivi).
La Ricerca si è poi focalizzata sulla capacità di innovazione, con specifica attenzione al settore del trasporto (sia in termini di collegamenti Full Truck Load sia come distribuzione locale). Sono state individuate una serie di soluzioni migliorative, facendo emergere – tramite una survey – un grado di adozione (30%) che suggerisce ampi margini di crescita nella loro diffusione, evidenziando una prevalenza di soluzioni di tipo organizzativo rispetto a quelle tecnologiche. Tra le leve maggiormente adottate e di maggiore interesse in chiave prospettica troviamo: la centralizzazione della pianificazione del trasporto, la pianificazione multi-produttore, la collaborazione di filiera per la definizione di orari/giorni prestabiliti di ricevimento/consegna e le consegne notturne, i sistemi di visibility, etc.
Interessante, però, notare come il principale ostacolo all’adozione delle soluzioni innovative per il trasporto risieda proprio nell’impostazione della relazione di outsourcing, evidenziando quindi un circolo vizioso che blocca lo sviluppo dell’innovazione, specie in un contesto di difficoltà economica e di incertezza come quello attuale.
Un altro tema di confronto esposto durante il convegno è stato quello dell’internazionalizzazione, quale leva di sviluppo per le aziende italiane. Nella fattispecie è stato svolto uno studio – in collaborazione con ICE e Confetra – sulla Turchia, partner commerciale di primo piano per l’Italia sia in termini di scambi commerciali (il nostro rappresenta il 4° Paese fornitore e il 5° Paese cliente), che per la presenza di aziende italiane operanti direttamente sul territorio turco (1.113 aziende, anche con siti produttivi locali, principalmente nei settori Fashion e Automotive).
Il quadro dell’offerta logistica per le aziende italiane che vogliono esportare appare positivo, sia come trasporti diretti tra Italia e Turchia, sia come trasporto locale sul territorio turco, presentando ampi margini di miglioramento con riferimento allo sviluppo di piattaforme logistiche e di capacità di gestione del processo logistico completo. Esistono una serie di aree industriali che godono di forti benefici fiscali, ma per lo più dedicate ad insediamenti produttivi, mentre le piattaforme logistiche sono localizzate principalmente in aree a maggior domanda, dove però vi è una bassa disponibilità di immobili che ha alzato il costo delle aree di stoccaggio.
I committenti italiani lamentano un’arretratezza culturale e tecnologica rispetto all’Italia, che rappresenta una buona opportunità di mercato, tuttavia, si nota come la dimensione aziendale influenzi le modalità di sviluppo dell’internazionalizzazione dell’impresa: le aziende medio-piccole, infatti, manifestano una maggior esigenza ad un approccio di tipo “Strategic” che fatica a trovare una risposta adeguata, non potendo spesso contare su software evoluti per la gestione della Supply Chain. Il superamento delle criticità logistiche rappresenta uno dei fattori chiave per la crescita di un presidio attivo sui mercati internazionali, soprattutto se si considerano le potenzialità del canale e-Commerce.
Il censimento delle aziende operanti in Italia nella logistica conto terzi – considerando fornitori di servizi logistici italiani o multinazionali con una sede legale in Italia, ma escludendo i trasporti aereo e marittimo a causa della difficoltà di distinguere tra servizio merci e passeggeri – ha evidenziato nel 2012 una contrazione del 9,4% rispetto al 2009, imputabile principalmente al mondo dell’autotrasporto.
Il valore complessivo del loro fatturato è pari a 77,3 miliardi di euro (+1,2% in termini reali rispetto al 2009 ma -2,3% rispetto al 2011): emerge, dunque, una situazione di difficoltà legata a fattori come la forte pressione sulle tariffe da parte dei committenti, la riduzione dei consumi in Italia e la conseguente contrazione dei flussi fisici. Ad andare male, come è logico pensare, sono per lo più le medio-piccole aziende (-5,5% di fatturato in termini reali nel 2012 rispetto al 2011), mentre le aziende con fatturato superiore a 50 milioni di euro continuano a crescere (+5,7%).
Escludendo le relazioni di sub-fornitura (distinguendo quindi tra il concetto di fatturato complessivo del settore, come somma dei fatturati di tutte le imprese presenti, e quello di mercato, dato dalla somma di tutti i contratti per servizi verso i soli committenti esterni) si arriva a quantificare il valore del mercato italiano della logistica conto terzi che risulta essere pari a 42,9 miliardi di euro (+3,5% in termini reali rispetto al 2009). Ciò, rapportato al valore della logistica in Italia – ossia il totale dei costi logistici per i committenti, al netto delle scorte – determina una percentuale di terziarizzazione del 39,1%, in costante crescita dal 2009.
La crescita del mercato è accompagnata da una più che proporzionale crescita del mercato della Strategic Contract Logistics – il ricorso a decisioni “strategiche” di outsourcing di una parte rilevante del processo logistico completo, comprensivo almeno delle attività di trasporto e stoccaggio – giungendo a 8,5 miliardi di euro (+6% in termini reali rispetto al 2009). La sua incidenza media è dunque giunta al 20%, con settori in cui il grado di terziarizzazione di tipo “Strategic” raggiunge l’86% (Farmaceutico) ed altri non ancora maturi in cui invece è praticamente inesistente e pari all’1% (Ospedaliero).
Al convegno hanno preso parte numerosi partner e sponsor dell’Osservatorio, fornitori di servizi logisti, di tecnologia e committenti, che hanno dato luogo a tavole rotonde di confronto e discussione sugli argomenti trattati. Numerosissimi gli ospiti.
La Ricerca sta avendo una valenza sempre maggiore a livello nazionale per tutto il comparto, anche grazie alla collaborazione con Assologistica, tanto che il 21 gennaio 2015 è previsto un convegno a Roma per trattare il tema dell’outsoucing logistico anche con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
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