LA GREEN LOGISTICS E IL SUO IMPATTO SULLE SCELTE STRATEGICHE: UN CASO AZIENDALE

Il tema della sostenibilità ambientale, da alcuni anni, sta acquisendo un ruolo sempre più rilevante per l’opinione pubblica. La maggior consapevolezza di come le nostre azioni abbiano delle conseguenze sull’ambiente ha influenzato tutti gli aspetti della nostra società, dalle abitudini del singolo individuo fino a più grandi cambiamenti nei processi industriali. Interventi concreti per contrastare l’impatto ambientale vengono richiesti non solo da cittadini e consumatori, ma anche da enti locali e governi nazionali.
Il settore della logistica e della supply chain non è rimasto esente da questo fenomeno, tanto che si è giunti a coniare il termine “Green Logistics” per riferirsi a tutte quelle politiche volte a migliorare la sostenibilità dei processi logistici. In particolare, per Green Logistics, anche detta Logistica Sostenibile, si intende l’applicazione di metodologie per minimizzare l’impatto ambientale e sociale di tutte le attività di competenza logistica, dallo stoccaggio delle merci fino all’evasione degli ordini e al trasporto, pur continuando a mantenere gli stessi standard di qualità a un costo conveniente.
La Green Logistics e i consumatori
La sfida di creare una Logistica Sostenibile, già di per sé ambiziosa, è resa ancor più difficile da due tendenze dettate dal mercato in contrasto fra loro. Da una parte, infatti, abbiamo una crescente tendenza dei consumatori, durante il processo d’acquisto, a tenere in considerazione le politiche green adottate dalle aziende; dall’altra, invece, gli stessi consumatori richiedono livelli di servizio sempre più alti che hanno come conseguenza un maggiore impatto ambientale. Ad esempio, il progressivo ridursi dei Lead-Time di consegna dei prodotti ha portato a ripercussioni negative sulla sostenibilità della supply chain di molte imprese, che, per non perdere competitività sul mercato, hanno optato per un network distributivo più capillare, con conseguente aumento del livello delle scorte e delle distanze percorse.
L’avvento della pandemia di Covid-19 ha ulteriormente accelerato queste tendenze, basti pensare alla forte ed inesorabile crescita degli acquisti e-commerce in pressoché tutti i settori. Nelle fasi più delicate della pandemia, infatti, questo canale di vendita ha rappresentato una scelta quasi obbligata per molti consumatori, a seguito delle politiche di limitazione alla circolazione attuata da molti governi, e le abitudini dei singoli individui, cambiate in modo repentino, sono rimaste anche a restrizioni tolte.
Un altro caso eclatante degli alti livelli di servizio richiesti dai consumatori, a scapito di una maggiore sostenibilità ambientale, è dato dalla crescita della Reverse Logistics, che si occupa della gestione dei resi dalla destinazione finale al punto inziale della catena di distribuzione. Sono infatti sempre più frequenti politiche di marketing dei venditori online, che, per migliorare l’esperienza d’acquisto dei clienti finali, offrono condizioni di reso vantaggiose che ne incentivato l’utilizzo, con conseguente aumento dei trasporti via strada.
Diventa dunque fondamentale per un’azienda capire quali sono le migliori leve da implementare per ridurre l‘impatto ambientale dei propri processi logistici, al fine di trovare il giusto equilibrio tra sostenibilità e soddisfazione del cliente.
Il caso aziendale
Un esempio pratico di come questa sensibilità “green” stia spingendo aziende di ogni settore a ripensare alle proprie scelte strategiche, è dato da un recente caso aziendale, riguardante un noto brand operante nel settore luxury.
L’azienda sta concludendo un processo di selezione di un nuovo fornitore logistico, per esternalizzare servizi di deposito e movimentazione dei suoi prodotti finiti. Il brand, oltre a valutare le offerte proposte dal punto di vista economico ed in base alle modalità di esecuzione dei servizi richiesti, ha posto particolare attenzione all’impegno dei potenziali provider nel ridurre l’impatto ambientale dei propri processi.
Attraverso la richiesta di compilazione di specifici questionari ambientali, la nota firm, con l’aiuto di consulenti Simco, è riuscita a valutare in modo chiaro e sintetico la sostenibilità dei provider interpellati, sia da un punto di vista di mind-set aziendale, che a livello di interventi concreti proposti. Le informazioni ricevute, convertite in punteggi numerici tramite apposite score-grid, sono state usate come criterio di valutazione e confrontate con i target richiesti, rivelandosi in alcuni casi determinanti per decidere se escludere o meno un determinato provider.
I green points valutati nel tender
Tra i numerosi punti usati per valutare il livello di sostenibilità logistica dei potenziali provider, i principali sono stati i seguenti:
- A livello strategico, un piano quinquennale relativo all’impegno aziendale per ridurre il consumo energetico delle proprie strutture logistiche. In particolare, sono stati apprezzati piani che comprendessero il consumo esclusivo di energia “pulita”, tramite ad esempio l’installazione di pannelli solari. O ancora, l’utilizzo di una illuminazione a basso impatto energetico, tramite lampade a tecnologia LED, e l’utilizzo di impianti per il trattamento e la depurazione delle acque reflue.
- Un KO-criteria, cioè un motivo per escludere o meno un provider, è stato rappresentato dalla presenza o meno della certificazione UNI EN ISO 14001 per il magazzino proposto dal fornitore nel Tender. Questa norma, oltre ad essere riconosciuta a livello internazionale, consente di creare un processo per poter individuare, monitorare e migliorare le interazioni con l’ambiente, riducendone gli impatti. Descrive dunque il circolo virtuoso da attuare affinché il miglioramento delle prestazioni ambientali sia concreto e percepito da tutte le parti interessate.
- Proattività nel rivedere i propri processi per migliorare la sostenibilità ambientale, come il raggiungimento di una condizione paper-free per le funzioni amministrative e l’utilizzo di materiali composti da carta riciclata e senza componenti di plastica.
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